La storia di Messina rischia di finire… archiviata altrove. Migliaia di documenti, atti notarili, pergamene e registri che raccontano secoli di vita cittadina potrebbero presto lasciare la città per essere trasferiti a Catania. È questa la prospettiva che ha scatenato la mobilitazione di cittadini, associazioni e rappresentanti del mondo della cultura, preoccupati per quello che definiscono un nuovo colpo all’identità messinese.
Oggi, alle ore 11 in piazza Unione Europea, si e’ tenuta un’assemblea pubblica promossa dal fumettista e attivista Lelio Bonaccorso, da sempre impegnato nella difesa del patrimonio locale. «È una scelta umiliante – denuncia – un vero e proprio saccheggio culturale. Come se a Messina non ci fossero spazi o magazzini idonei per custodire la nostra memoria».
L’iniziativa mira a esercitare pressione sulle istituzioni, chiedendo soluzioni immediate e locali per la custodia dei materiali d’archivio. Non si tratta solo di faldoni e carte – spiegano gli organizzatori – ma di testimonianze vive della nostra storia. Spostarle significa cancellare un pezzo dell’anima di Messina.
Anche il sindacato è in allarme: oltre al danno culturale, teme le conseguenze occupazionali. Con il trasferimento dei documenti, infatti, verrebbero meno diverse posizioni lavorative legate alla gestione e alla consultazione dell’Archivio di Stato.
La vicenda, che si trascina da mesi, è diventata il simbolo di un disagio più ampio: la sensazione che Messina venga progressivamente svuotata delle sue istituzioni culturali. Dopo biblioteche ridotte al minimo, musei in difficoltà e teatri che sopravvivono a fatica, anche la memoria storica rischia di fare le valigie.
Ma la città non ci sta. L’appello che rimbalza sui social e tra le associazioni è chiaro: difendere l’Archivio significa difendere la dignità e la continuità della comunità messinese. Perché una città senza memoria – dicono gli organizzatori – è destinata a perdere anche il proprio futuro.
