Un interessante convegno sul contrasto alla povertà minorile ed educativa si è tenuto presso il Dipartimento di Economia di Messina

Si è svolto presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Messina un interessante convegno dal tema “Il contrasto alla povertà minorile e educativa: strategie innovative per lo sviluppo umano al Sud”, organizzato e coordinato dal Dott. Giorgio Liotti, ricercatore di Economia Politica dello stesso Dipartimento.

L’incontro si è aperto con i saluti del Direttore del citato Dipartimento, Prof. Michele Limosani. Relatore principale è stato il Prof. Marco Musella, ordinario di Economia Politica, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e Presidente IRIS Network. Hanno discusso sul tema Ferdinando Ofria, Professore Associato di Politica Economica e Lara Gitto, Professore Associato di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Messina.

Il Prof. Musella, seguendo l’approccio delineato da Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia, ha insistito sull’importanza dello sviluppo umano, da intendersi come allargamento, a livello individuale, del “capability set”, l’insieme delle capacità di ognuno. In altre parole, non occorre guardare a “quanto” si produce, ma è necessario salvaguardare le possibilità di scelta offerte a ciascun individuo.

In quest’ottica può individuarsi il significato della povertà, da intendersi come un restringimento del “capability set”, nell’ambito di un più ampio “spazio dei funzionamenti”. È l’esercizio di “funzionamenti fecondi”, così come definiti nella relazione del Prof. Musella, ad attivare delle “capabilities”, cioè delle abilità future, per i più giovani; da evitare, invece, l’esercizio di “capacità corrosive”, che avrebbero come effetto la riduzione futura delle capacità individuali.

Occorre evitare anche lo “scarring effect”, un effetto “cicatrizzante”, che lascia il segno, derivante dalla povertà minorile: essere in condizioni di povertà sin da giovani pregiudica la possibilità, per gli adolescenti, di crescere a livello umano e professionale. Possono così verificarsi fenomeni di dispersione scolastica e disagio minorile, in un circolo vizioso che complessivamente determina una minore “qualità” del capitale umano. Questa situazione è particolarmente visibile nel Mezzogiorno d’Italia e occorre non trascurare l’obiettivo di realizzare una “eguaglianza sostanziale”, come disposto dall’art. 3, comma II, della Costituzione.

La Prof.ssa Gitto ha poi parlato di povertà minorile in Italia ed in particolare in Sicilia, soffermandosi sugli indicatori per definire le condizioni di povertà per le famiglie e per i minori, alla luce dell’emergenza pandemica degli ultimi due anni. La povertà economica che è derivata per le famiglie italiane ha comportato una situazione di disagio soprattutto per i minori.

La Prof.ssa Gitto ha sottolineato come dalla povertà economica derivi una povertà educativa, e come i due fenomeni si alimentino a vicenda. Tuttavia, mancano degli indicatori che aiutino a definire quando si sia in presenza di situazioni critiche: su questo punto è intervenuta un’indagine svolta a livello regionale dalla Fondazione Openpolis, nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile, citata dalla Prof.ssa Gitto, che ha identificato come “proxies” della povertà: la mancanza di asili nido, l’assenza di connessioni internet a banda larga, lo stato di vetustà degli edifici scolastici e la difficoltà di raggiungere le scuole con i mezzi pubblici.

Una riflessione finale ha riguardato il fenomeno emergente a livello europeo e in misura preoccupante in Italia, dei NEET, ovvero dei giovani “Not in Education, Employment or Training” (indicatore atto a individuare la quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata, né inserita in un percorso di istruzione o di formazione). Si stima che il costo sociale dei NEET per lo Stato (ridotte entrate fiscali e maggiori spese di assistenza) sia pari a circa 36 miliardi di euro. I giovani disoccupati e privi di formazione “costano”, quindi, denaro, risorse e competitività.

Per contrastare questa situazione, le principali Istituzioni governative stanno introducendo misure occupazionali volte a incentivare il lavoro giovanile: a livello europeo, tramite piani sovranazionali di formazione e occupazione; a livello nazionale, tramite l’implementazione di questi piani in relazione alle risorse di cui dispone lo Stato italiano.

Il Prof. Ofria ha illustrato le politiche di contrasto alla povertà e gli strumenti disponibili a livello comunitario, quali: il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 con l’Accordo di Partenariato, ovvero dei finanziamenti concordati tra vari Stati; il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR); il Fondo Sviluppo e Coesione (con l’area tematica Sociale e Salute).

Una conclusione che può trarsi è che, a livello comunitario, le risorse per contrastare la povertà sono disponibili. Tuttavia, per garantire l’accesso alle risorse, sarà determinante il ruolo dei “policymakers” (responsabili politici).

Da ultimo, il Dott. Liotti ha menzionato i quattro aspetti fondamentali che gli economisti dovrebbero esaminare nell’analizzare il fenomeno della povertà: quanti sono in condizione di disagio; in cosa consiste la “social tension” (tensione sociale), da cui scaturisce il disagio stesso; quali sono le cause della povertà e quali politiche pubbliche dovrebbero implementarsi. Il Dott. Liotti si è soffermato, in particolare, sugli indici statistici di povertà relativa (la povertà tra diverse classi sociali) e di povertà assoluta (la situazione in cui si è nell’impossibilità, per gli individui, di soddisfare i bisogni primari).

All’incontro ha preso parte anche un uditorio collegato on line.

Contrastare la povertà minorile deve intendersi come una priorità per lo sviluppo economico, ma anche sociale; è stato questo il messaggio sottolineato più volte nel corso del convegno, dagli illustri relatori. La dispersione scolastica e il disagio minorile, contribuiscono ad aumentare la “povertà educativa minorile”.

A margine, è utile sottolineare che la dispersione scolastica è un fenomeno articolato, da esaminare secondo un modello che, tra l’altro, rinvia: ad un approccio sistemico; alla realtà personale e sociale degli studenti; all’interazione tra le condizioni interne ed esterne al mondo della scuola; alle problematiche del vissuto minorile; alle disuguaglianze ed ai disagi propri del contesto familiare, sociale, economico e culturale. Non è solo, dunque, una questione economica, ma anche culturale, relazionale, sociale ed affettiva.

In quest’ottica le istituzioni scolastiche e formative, unitamente alle Istituzioni pubbliche e private preposte, sono chiamate ad intervenire in modo sinergico per arginare la problematica. È comunque indispensabile “fare rete” e investigare i bisogni formativi, anche a livello territoriale.

Pubblicato da Francesco Pellico

 

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